Una conversazione con Bruno Fornara su “Una storia vera”
Questa è davvero una storia vera. Lynch ha letto la notizia su un giornale locale. E ne ha fatto un film esemplare. La storia, oltre che vera, è – in apparenza! – semplice. Alvin, vecchio e malandato, vive con la figlia in un piccolo paese perso nelle grandi pianure degli Stati Uniti, in Ohio. Solo campi di granoturco fino all’orizzonte. Arriva una telefonata. Il fratello Lyle, che abita lontano, ha avuto un infarto. E Alvin parte per andare da lui: con il suo lentissimo tagliaerba! E il viaggio diventa tante altre cose, si riempie di ricordi, storie, incontri. Il film scorre sulla superficie coltivata, piatta e infinita dell’America. Sembra scorrere in superficie: in realtà è costruito con infinita sapienza su tanti livelli che si rincorrono e si confrontano.
E da film semplice e lineare acquista una architettura complessa e affascinante. Andare verso una meta: il fratello è ancora vivo? Tornare sul passato, quello personale di Alvin e quello dell’America. Confrontarsi con la sacralità della terra e del cielo. Incontrare persone e aiutarle: tutte meno una, la donna che investe il cervo…
Un film vero e semplice che diventa luogo di pensiero e di tante verità, umane, geografiche, persino meteorologiche. Un film profondo che avanza lentamente sulla superficie: e che nasconde molti tesori. (Bruno Fornara)
Bruno Fornara